La narrazione mi pare si sia delineata. Potrà essere rivisitata nel tempo. Ci sarà di sicuro qualcheduno che vorrà andare a scavare per vedere quanto di reale ci possa essere oltre a quanto quelli della nostra generazione avranno tramandato. Quel qualcuno, tra dei decenni troverà che in fin dei conti il racconto non si sia discostato troppo dalla realtà.
È finito. L’ha vinto. Si ha la sensazione che in qualche maniera sia stata fatta giustizia, che da tempo la storia che avremmo voluto scrivere fosse questa. Da oggi mi pare di poter dire che quel che farà Don Lionel Andrés Messi sarà ininfluente. Potrebbe (dico potrebbe attenzione, non dovrebbe) pure ritirarsi. A meno che non continui a vincere con la Albiceleste. Voglio dire, qualcuno avrebbe sentito la mancanza di Brunelleschi se dopo la sua cupola avesse detto “ora mi ritiro a vita privata” o del Buonarroti, quando una volta sceso dall’impalcatura avesse gettato lì qualcosa di molto simile a un “me so rotto er cazzo de sta appeso”?
Ha vinto, volevano così gli dei del calcio, volevamo così un po’ tutti all’ora di vedere eliminata dalla contesa la nostra nazionale. Lo sognava un popolo intero, lo speravano tutti quelli che sono cresciuti vedendo i blaugrana rivoluzionare il calcio senza nemmeno rendersi conto fin in fondo a cosa stessero assistendo.
L’ha vinto in una finale epica. Stavano già per festeggiare, mancavano 15 minuti con due gol di vantaggio e che fanno…tirano fuori El Fideo e tutto cambia. Insomma, ogni volta che penso a qualcosa di “eroico”, a una rimonta, a qualcosa che si riconquista quando ormai rischiava di sfuggirci all’ultimo, penso sempre che affinché tanto dramma si verifichi c’è spesso bisogno di una cazzata che rischi di compromettere tutto. C’eravamo vicini. Ma poi, siamo tutti bravi con il senno di poi, a bocce ferme. Poi, è andata bene così. La narrazione si è delineata, Leo è lassù e il tempo ne potrà solo accrescere il mito.
Sono innumerevoli le volte nelle quali le sfumature rendono completamente differente un paesaggio da un altro. La luce può cambiare di poco alcune percezioni modificando però in modo cruciale il nostro sentire. Quei sentimenti sono sulla tavolozza di chi vuole ritrarre qualcosa di alto. Un colore non toccherà mai le stesse corde di quelle che potrebbe far vibrare quello affianco sulla scala cromatica. Ed ecco che Azzurro non è Blu. Mai lo sarà.
Si perché voi, ma voi, non pensavate mica che mi sarei dimenticato di voi, vero?
Ezechiele 25, 17. Il cammino dell’uomo timorato è
minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e
dalla tirannia degli uomini malvagi.
Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà
conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre;
perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti.
E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno
su coloro che proveranno ad ammorbare
e infine a distruggere i miei fratelli.
E tu saprai che il mio nome è quello del Signore
quando farò calare la mia vendetta sopra di te.
Se “felici” ci ha fatto il passaggio di consegna tra Diego e Leo, vedere la pulce entrare definitivamente nell’olimpo dell’olimpo del calcio, avere l’opportunità di assistere a una finale che è già storia, arrivati a quel punto nulla (e ripeto NULLA) ci ha dato più sollievo che vedervi perdere.
Sollievo, non proprio piacere. Potete chiamarmi antisportivo, permaloso, sexy e persino Signore. Sappiate che il mio cuore palpitava in maniera confusa e il sistema nervoso autonomo era in imbarazzo nel garantire le funzioni necessarie al mantenimento della vita. Tutto ciò solo all’idea che avreste potuto vincere voi. “Please allow me to introduce myself” …sono stato io dal divano a dare impulso alla gamba sinistra del Dibu Martinez al centomillesimo.
Perché se volete vincere un’altra stella, dovete passare sul nostro cadavere. Non affianco. Non vincere quando noi non ci siamo. Per voi noi siamo i guardiani di quella coppa. “Si ma il Brasile ne ha vinte di più”, “e la Germania allora?”. Non conta, siamo noi quelli che dovete superare. Con noi dovete fare i conti.
Io ci sono stato a casa vostra. A Clairefontaine, alla rotonda dell’ingresso sono esposte le stelle. Belle grosse, avete fatto anche un bel lavoro. Due però. Quando volete, potete passare ai piedi delle colline fiorentine. A Coverciano troverete quattro numeri. 1934, 1938, 1982, 2006. Amen.
Non saremo splendidi ultimamente. Ci vorrà del tempo ma sappiate che saremo lì, ci troverete nuovamente sulla vostra strada e faremo di tutto per fermarvi, farvi sportivamente male, vedervi andar via amareggiati. Avrà una fine tutto ciò? Sì, vogliamo che voi come popolo riconsideriate in toto la vostra decisione di continuare a praticare il bel giuoco del calcio. Le juex sont faits. Rien ne va plus. Adieu. Immagino con ineguagliabile brama il giorno nel quale dirò ai miei figli: “si tesori, c’era un tempo nel quale la Francia giocava a calcio. Non più”.
Ci vediamo tra quattro anni con la speranza e la determinazione che…la mia giustizia cali sopra di voi con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che hanno provato ad ammorbare e infine a distruggere il mio tricolore. E tutti sapranno che il mio nome sarà quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di voi.
Cugini? Un cazzo!