Di supermercati aperti la domenica qui in zona non ce ne sono molti.
Quasi sicuramente perché di persone che andrebbero al supermercato la domenica non ce ne sarebbero poi così tante.
Io ci vado. Mi capita. E non ci vado solo per dare un’occhiata a che fauna vi si possa incontrare. Mi capita anche di comprare del cibo. Addirittura del cibo che poi effettivamente porto a casa, cucino ed infine, se capita, mangio.
Comunque, vi trovo una percentuale altissima di uomini. La domenica al supermercato ci vanno prevalentemente uomini. I più sono single o comunque vivono da soli.
La spesa che fanno, che facciamo, non è quella delle persone previdenti e responsabili. Sia mai! Il massimo di quanto siamo in grado di preoccuparci è la sopravvivenza fino alla colazione del giorno dopo.
Poca quantità, indifferente qualità. Si tratta di sopravvivenza e gola. Sopravvivenza e gola. Un misto strano e tipico del maschio etero lasciato allo stato brado. Il più delle volte ci si può trovare ad osservare il mini nastro trasportatore della cassa caricato da chi ci precede in fila con sopra due fettine di pollo impanate nel loro bel vassoietto di plastica, una mozzarella sulla quale confezione c’è scritto a caratteri cubitali “mozzarella” (mai analisi del potenziale cliente si è dimostrata più azzeccata) e una scatola di gelati.
Semplicità e lussuria dall’eccesso calorico. Praticamente, porno.
I più giovani (cappellino, pantaloni corti, calze piuttosto alte, diciamo a metà polpaccio e scarpe da ginnastica) non hanno ancora vissuto abbastanza per essere in grado di rendersi conto come possano apparire agli altri.
Entrano quasi spavaldi, soddisfatti della propria autonomia e avulsi a qualsiasi problematica della vita adulta.
Non si sono ancora compromessi irrimediabilmente né hanno quell’atteggiamento di chi ha già fatto tutto il giro di giostra uscendone dall’altra parte vivo (il che non necessariamente vuol dire né sano né salvo).
Insomma la loro è l’età che non ha ancora scoperto la cena. Quel pasto serale che spesso conclude la giornata e che i più temerari si riducono a consumare a casa. Con qualcuno o da soli.
La loro è l’età degli aperitivi. Quel misto cool, quell’appuntamento figo tra il “bevo qualcosa quando ho finito di lavorare” e il “rimango fuori volendomi illudermi (e far credere ad altri) che la vita sia lo specchio di un profilo Instagram nel quale io e la mia tribù siamo i protagonisti”.
A cos’altro servirebbero i loro soldi se non a comprare della socializzazione liquida che consenta di sentirsi ancora un po’ immortali?!?
Loro la domenica sono al supermercato per caso. Non nel senso che sia casuale il fatto che si trovino al super proprio la domenica quanto il fatto che si ritrovino a pagare per del cibo non già cucinato e impiattato.
I più maturi, nel senso dell’età cronologica, si dividono in altre due categorie.
I rassegnati tendono a presentarsi quasi provocatoriamente con un abbigliamento che testimoni il fatto che siano soli. Nessuna donna permetterebbe al proprio uomo, o nessuna donna permetterebbe a un uomo di uscire di casa in quelle condizioni. Se è per questo, non permetterebbero loro nemmeno di stare così in casa.
Che va bene se sei famoso, ma molto. Accettabile se apertamente riconosciuto come il matto del quartiere o se è notizia diffusa che da tempo stai lottando con un brutto male.
Altrimenti, sei solamente un rassegnato che va a fare la spesa monoporzione la domenica pomeriggio perché ha scoperto di avere solo un limone tagliato in due nel reparto (vuoto) delle uova nel frigorifero.
Non si vergognano, non cercano di avere uno sguardo che possa in qualche maniera spiegare qualcosa a chiunque avesse la sfortuna di incontrarlo. Quelli della tribù dell’aperitivo non li vedono nemmeno. E loro…beh, sono rassegnati. Una specie di Big Lebowsky (che però ha pure sbagliato accapatoio).
Gli altri sono le fenici. Stanno risorgendo. Sono in ascesa. Si stanno riprendendo. E’. Solo. Questione. Di. Tempo.
Avrebbero fatto di tutto pur di non capitare al supermercato la domenica sera ma la necessità era troppa.
Hanno invitato qualcuna (quella giusta, si sta volta lo sarà. Deve esserlo) a casa per cena scoprendo poi troppo tardi, dopo un intero pomeriggio speso a guardare il tennis sonnecchiando (o ancora peggio una partita di pallone), che in questi primi incontri sia più affascinante personificare il tipo di uomo che cucina piuttosto che ordinare del cibo a casa.
Insomma eccoli li, gli artisti della zona Cesarini del primo incontro. Si vestono in maniera decente e scendono in affanno chiedendosi come mai si riducano sempre all’ultimo e se tra i surgelati ci saranno le mazzancolle.
Loro si che si vergognano, non come i rassegnati. Avanzano con una falsa sicurezza e alla cassiera offrono uno sguardo come a dire “è un errore. Io non dovrei essere nemmeno qui”.
La domenica sera. Al supermercato. Esco che altrimenti chiude.