Che ne so,
ero troppo incasinato? Non particolarmente. Non avevo voglia di scrivere? Mah, non è stato nemmeno troppo quello. Non ho scritto prima perché…non lo so. Quel che conta…eccoci qua.
Partiamo da dove ci eravamo lasciati. Michelino. No, non ho visto “The last dance” perchè non sono degno ma, se lo avessi fatto, un mio cugino mi ha detto che mi avrebbe colpito molto il riferimento al super potere di MJ…la presenza. Gli altri si fanno dubbi e cercano di combattere paure, lui è li al 100% in ogni allenamento e ogni partita. Riuscissimo a fare così anche noi a lavoro…fantastico! Sai l’intensità e la qualità del prodotto?!?! Un’altra parte che il mio cugino mi ha detto che mi sarebbe piaciuta è il discorso e la riflessione fatta da MJ su Byron “vittima sacrificale” Russell. Michelino si era ritirato dal basket (e teniamo a mente questo dettaglio) per andare a giocare a baseball. Un giorno i Jazz arrivano a Chicago per giocare e lui fa “vado giù a slautare dei vecchi amici”. Al che incontra Russell che gli dice una cosa del tipo: “se giocassi ancora non mi staresti dietro”. Ecco MJ (RITIRATO DAL BASKET…CIOE’ NON GIOCAVA PIU’…FACEVA UN’ALTRO SPORT) dichiara: “da quel momento in poi ho aggiunto Russell nella mia lista”. Il resto è…storia (e sangue di Byron dappertutto). Il succo, mio cugino dice che tutto sommato “The Last Dance” meriti…chissà, un giorno magari me lo guardo.
In questo periodo di lock down e post ho fatto difficoltà a leggere ma mi sono fatto sedurre da alcune letture di viaggio. Forse perchè non riuscendo a muovermi come avrei voluto o semplicemente per leggere qualcosa di più leggero questi libri mi hanno permesso di muovermi verso altre latitudini almeno con la capoccia.
Mi sono immerso nell’india del traffico d’oppio dell’inizio 1800 attraverso “Mare di Papaveri” di Amitav Ghosh. Bello e scorrevole. Mi ha intrattenuto. Me ne ricordo poco ma mi ha consentito di apprendere anche sia solo qualcosa su avvenimenti storici che non conoscevo.
Herman e la sua mitica balena mi hanno tenuto compagnia per un periodo che in alcuni momenti mi è sembrato un po’ troppo lungo. In Moby Dick ho trovato passi e riflessioni interessanti unite a descrizioni per i miei gusti da tagliare. Non so se Melville veniva pagato a pagina o capitolo. Così non fosse, gli avrei consigliato di tagliarne un paio di centinaia e centrifugare il suo capolavoro. Del tipo: “Herman, la descrizione dei cetacei se la vanno a vedere in wikipedia, lascia perdere”.
Più di qualche volta ho trovato tra i consigli dei libri da leggere “Vagabonding” di Rolf Potts. (Avviso: ciò che segue è un po’ troppo frichettone. Chiedo scusa). Nel libro, se alla parola “viaggio” si sostituisce la parola “vita”, vi si può tirare fuori parecchi spunti. Anche non si sia preventivato per nulla di fare il giro del mondo zaino in spalla, può valer la pena di investire tre giorni di lettura. La vita è un viaggio (ecco, vi avevo avvisato).
Alla voce romanzi storici ho aggiunto “Q” di Luther Blissett. Romanzo avvincente che mi ha fatto scoprire alcuni aspetti dell’Europa della riforma luterana. La sua struttura, che afronta il percorso della storia da più punti di vista, offre movimento e per me è stato anche un buon esercizio di memoria. La storia…c’era un tempo dove la gente doveva fare la rivoluzione per far passare l’idea che per andare in paradiso (c’era ancora qualcuno che ci credeva allora) non ci fosse bisogno di sganciare dei soldi a dei preti. Si evolve e ciò che sembrava rivoluzionario tempo addietro sembra addirittura superato ora. Affascinante.
L’ultimo libro è stato “In Alaska fa Caldo”. Mi hanno regalato una bici per il mio compleanno e anche alcuni libri di gente “matta” che assieme a un ciclo e poco più fa il giro al mondo. Breve e piacevole. Che c’entra il “breve” nella frase di prima? Diciamo che ha la lunghezza giusta per essere piacevole. Con cento pagine di più non lo sarebbe stato altrettanto. Tutto sommato bene.
Spero non passi più così tanto e prometto che sarò più accativante nelle prossime mail. Questa me la dovevo togliere di dosso così com’era o rischiavo di rimanere in silenzio per sempre (che poi coì male non sarebbe stato nemmeno).