Tanti sono i pensieri che mi raggiungono in questo momento.
Ripassando mentalmente le immagini degli ultimi sei anni, il percorso fatto in Azzurro, una parola risalta tra tutte:
EMOZIONE
Si, perché di questo per me si è trattato. Un’incredibile emozione. Ricordo la prima volta in panchina durante l’inno. Era un’amichevole, ma con quel tricolore sul petto…tutto è speciale. Unico. Pelle d’oca e lacrime. Va vissuto per esser capito.
Come fosse oggi, riesco a richiamare le sensazioni della prima volta nella quale sono entrato a Coverciano come “padrone di casa”. Non più come corsista, invitato, ospite. Per la prima volta facevo il corridoio con le foto delle leggende, degli immortali, non entravo al bar ma continuavo attraversando la porta che dava accesso alle camere. Li dove regolarmente si ospitavano i miei idoli. Che emozione.
Non sempre ci è dato di scegliere ciò che proviamo. Eppure credo che emozionarsi, nel bene o nel male, sia qualcosa di fantastico.
Ho pianto per sconfitte e per vittorie. Scendono ancora lacrime (letteralmente. Non tanto per dire. Sbuffo e singhiozzo) quando correndo ripenso alla mancata qualificazione ai Mondiali. Mi sono esaltato alla qualificazione per un torneo internazionale e mi sono sciolto nella disperazione dopo un’inaspettata eliminazione. Sono stato offeso dal sarcasmo dei genitori di classe dei bimbi, mi sono risollevato (si lo confesso) con la sconfitta dei nostri rivali storici. Mi sono adirato per loghi che perdevano stelle e mi sono sentito di dover chiedere scusa a tutti i bimbi e poi…molto, molto altro ancora. Che bello!
Insomma mi sono emozionato.
E’ stato un privilegio. Un orgoglio. Una responsabilità. Il sogno di un bimbo che si avvera. Ci avevo fantasticato sopra quando studiavo. Con leggerezza, perché sembrava così distante e impossibile. Eppure…che emozione la maglia azzurra.
Mi sento fortunato. Estremamente fortunato per le persone che ho incontrato, le amicizie che sono sbocciate, le cose che mi hanno insegnato durante le ore e ore di chiacchierate, i voli, i pullman, gli hotel, i treni, le partite.
Per tutto questo (e molto altro ancora) è stata un’esperienza unica. Veramente.
Il cammino continua. Altri saranno gli interpreti da domani. Poco conta che io ci sia fisicamente o meno, che faccia il coordinatore o il tifoso…le emozioni vissute rimarranno indelebili.
Potete star certi che, quando poco prima della partita suonerà l’Inno di Mameli, io sarò in piedi, con la mano sul cuore, cantandolo a squarcia gola e facendo il tifo per…NOI.
Da domani per me inizierà una nuova avventura ma mi sentirò per sempre Azzurro.
AZZURRO UNA VOLTA,
AZZURRO PER SEMPRE
1934-1938-1982-2006-…