Mi piacciono i libri usati, mi piace il loro odore, mi appassiona inoltrarmi in un negozio con scaffali pieni di copie già godute da altri, mi intriga l’idea di dar loro una nuova vita (sebbene con un target differente, mi sento di poter dire essere queste eslamazioni abbastanza comuni tra i gerentofili. Mah, magari solo mia immaginazione e curiosità. Mi contatti chi ne sa di più per favore).
L’altro mese ho risvegliato una copia di “Il Conte di Montecristo“. Un mio amico, a cuor leggero, aveva dichiarato: “è una bomba, un libro che va letto”. Ecco, io difronte a questo tipo di affermazioni faccio estrema difficoltà. Ho la necessità di andare a vedere quanto la percezione degli altri sia in linea con una mia valutazione, su che parametri si basi e se sia solo frutto o meno dell’effetto Lonely Planet (si conosce come effetto Lonely Planet la sovrastima di aspetti per lo più nella norma grazie all’utilizzo di aggettivi come “fantastic”, “awesome”, “incredible”, “wow”. Il credere che quello che sita di fronte a noi possa esser messo nei primi tre posti in una classifica galattica di categoria solo per il fatto che…beh, chi andrà a verificare poi non sarà qui con me ritorcendomi un capezzolo fino a farmi gridare a squarciagola “ho confuso awsome con just average, perdono”. Non sono un esperto in…beh in nulla a dire il vero…ma credo che per definizione non tutte le osterie al mondo possono essere “Incredibile. La miglior osteria al fuckingmondo”. Al di là dei gusti personali…non tutto è il meglio). E quindi…il conte di Montecristo è fantastico e va letto?!?…challenge accepted (qui per chi fosse interessato ad approfondire la genesi del “challge accepted“). Insomma, l’ho letto. Con gusto. Alcune parti mi sono piaciute, altre meno. Ho avuto difficoltà a star dietro all’evoluzione dei personagi, ai cambi di nome ma nel complesso mi è sembrato un piacevole intrattenimento. C’è chi prega, chi guarda riviste di travestimenti natalizi per i propri animali domestici, chi guarda il culo alle vecchie e chi lagge un libro…insomma ognuno nel proprio tempo libero dovrebbe poter fare quello che vuole sempre che non dia fastidio agli altri. Dare questa affermazione per scontata mi fa capire quanto io sia immerso completamente nelle problematiche da primo mondo e come sia fortunato (anche se sono convinto che l’autore delle guida Lonely Planet al terzo mondo lo descriverebbe come “fantastico! Veramente uno dei migliori mondi al mondo. Da non perdere!)Volgio rileggere e ripensare alla fine, ai ragionamenti che vengono espressi, che ora non ricordo bene ma con i quali mi pare non fossi completamente d’accordo. Nel complesso 3.5 stelle.
Ma veniamo a quello per il quale nessuno mi chiede aggiornamenti ma che mi piacerebbe tutti facessero (e si, vi vedo li trattendovi dal farlo, raschiando con le unghie una lavagna e infilando i mignoli in un mixer pur di distrarvi e di far finta di non esser interessati alla mia sfida…maestri nell’arte del contegno). Below 40 Before 40…come procede? Non vi darò dettagli. Ci tengo a lavorare nell’ombra. La goduria sarà massima quando tra 259 giorni ci ritroveremo a parlare di talento, del fatto che io abbia sempre corso veloce, che in me vi sia qualcosa di innato…mi sputtanerò dal ridere. Per ora non sto correndo, mi limito a farmi dei grossi complimenti sul mio talento, su quanto sia portato per la corsa e su come a me riesca tutto facile (e si, viziosetti, lo faccio difronte ad uno specchio, tutto nudo, oliato e con le unghie deipiedi pitturate).Ma, e parlo solo in forma ipotetica sia chiaro, nel caso avessi mai deciso di far qualcosa avrei letto “The Science of Running” di Steve Magness. Diciamo che l’avrei studiato e dopo averlo finito avrei investito diverse sere a risfogliarlo aggiustando piani di allenamento che mi sarei fatto nel caso non credessi nel mio talento innato. Che cazzo di perdita di tempo…meglio specchio,olio e smalto per le unghie…specchio, olio e smalto.
Ultimo, “Sick City” di Tony O’Neill. Lo consiglierei vivamente ad un adolescente al forzano a scuola di leggere solamente “Il nome della rosa”. Ne risulterebbe piacevolmente intrattenuto per osservare poi come nei decenni la sua valutazione del tipo “uno è un capolavoro, l’altro mi ha rotto le palle” possa capovolgersi completamente. Se vi piace Tarantino (Quentin), vi da un po’ fastidio ma non troppo il sesso gay, volete che i personaggi si droghino perchè voi non ne avete coraggio ma è giusto che loro muoiano ammazzati…potrebbe essere il libro che fa per voi.
Con questo, e un caro abbraccio, vi lascio.
Mattia
Disclaimer: non ricevo soldi dalla Lonely Planet nè da nessuno dei suoi autori o editori per l’esposizione che ne offro. Non ancora.