Everybody’s gotta learn sometime

Camera frontale. Su un carrello che si allontana lentamente e senza sosta. Molto lentamente. Con il suo retrocedere si scopre, poco a poco l’intorno.

Dall’unica visuale di lui seduto a leggere sotto un sole prematuramente e piacevolmente primaverile, la scena si apre. Si scopre che il ragazzo è su una panchina e che quella seduta si trova incastonata tra i tavolini di un bar sempre pieno ed energico. La gente tutt’attorno chiacchiera e fuma e legge e si gode un caffè o una colazione completa.

Alle spalle del ragazzo (in jeans comodi, maglietta nera senza stampe, ai piedi delle Nike classiche senza troppi accenti, occhiali da sole inforcati per proteggere un po’ dal riverbero e per darsi un’aria. Come unica nota di colore e forse di stravaganza delle calze di un verde acceso) si scorgono i furgoni e le tende di un mercato.

Il carrello arriva a fine corsa e indugia fino a concludere i 5:54 della ssequenza.

A video si possono solo immaginare gli odori che di tanto in tanto arrivano alla panchina. Pollo arrosto, pesce e fiori sono alcuni.

Ciò che invece può e viene ricreato è l’ambiente sonoro. Un misto di musica tranquilla, a suggerire quanto potrebbe star ascoltando distrattamente, chiacchiere indistinte e accalorate provenienti dai tavolini, qualche rumore di macchina o dei richiami agli avventori dal mercato.

Un piacevole contrasto tra la vita che scorre e si fa sentire ovattata tutt’attorno e il ragazzo che interrompe la sua immobilità solo per appoggiare la caviglia destra sopra il ginocchio della gamba sinistra creando una base per il quaderno sul quale, dopo aver aperto la penna e superato in un attimo l’imbarazzo se riporne il tappo al fondo della stessa o tenerlo in bocca, prendere qualche appunto o meglio fantasticare sul come potrebbe essere riproposta in una scena cinematografica la parentesi del tranquillo spezzone di vita del suo sabato mattina particolarmente piacevole seppur come tanti altri.

Beck – Everybody’s gotta learn sometime  – durata 5:54 – taglio – prossima sequenza

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"There are those who collect stamps, or matchboxes," he once told me. "You collect grudges"

— Barney Panofsky