Andiamo subito al dunque. Dunque, è iniziato. Non mi sta piacendo. Non mi piace non farne parte. E’ brutto vedere gli altri da casa. Non c’è nessun patos. Quando un bimbo mi chiede “noi con chi andiamo?”, cerco di richiamare mentalmente qualche lezione appresa da “l’uomo in cerca di senso” di Viktor Frankl.
Rattrista ma non poteva essere diversamente.
Passiamo pagina. Avrei veramente voluto mi piacesse. Ho fatto di tutto e direi che l’andare avanti per mille e rotte pagine senza desistere lo dimostra ampiamente.
Devo dire che mi ci approcciavo con aspettative molto alte. Forse non poteva essere diversamente avendolo sentito descrivere non solo come un autore imperdibile ma come uno dei romanzi che hanno stravolto la letteratura. Anzi, ad alcuni ho addirittura sentito dire che l’autore avesse rovinato la letteratura con la sua profondità. Che dopo di lui ci fosse ben poco che valesse la pena di esser letto (ok ok, chi diceva queste frasi era un nord americano…ma anche tarando a 0,5 il suo grado di esaltazione…insomma rimaniamo belli alti mi pare).
Eppure, come lo posso dire. A me i Fratelli Karamazov non è piaciuto. Il divario tra quanto ho sentito su questo libro e quanto vi ho trovato è tale che fa sollevare delle domande (più che lecite) sulla mia capacità di carpire quanto di buono ci sia in un libro.
E tutti qui a rassicurare “ma tesoro, è anche questione di gusti”.
Non so se la cosa mi convince del tutto. Insomma, la Cappella Sistina (tanto per fare l’esempio del primo graffito che mi passava per la testa) può anche non piacerti, non essere del tuo stile, magari non te la compreresti per mettertela sul soffitto in salotto e quado l’hai vista avrai anche potuto dire “boh, secondo me su canale cinque si vede (roba) più figa” ma sicuramente è d’impatto. O così mi pare. Insomma, non so se l’esempio calza ma mi pare che, nonostante alcune cose non ci piacciano, si possa pur sempre essere in grado di riconoscerne la grandezza.
Ecco, io nel libro di Fedor (e qui lo dico senza poter nascondere un certo imbarazzo) non ho trovato nulla di grande, di profondo. Ovunque voi vi giriate troverete riferimento al fatto che sappia descrivere l’animo umano con una profondità impareggiabile…nulla. Non ho trovato nulla di impareggiabile se non l’ostinazione che profonde nel prolungare il proprio lavoro.
Ho una voglia matta di affrontarlo assieme a qualcuno al quale sia piaciuto, libro in mano. Di scorrere le parti salienti, di essere guidato nella sua profondità e grandezza in maniera di crescere come lettore.
Se siete tra quelli ai quali Dostoevskij piace e avete anche letto uno dei suoi libri (si perché ho scoperto che è pieno di…”ah, stai leggendo i Karamazov? Fantastico, bravo” e io “a te è piaciuto?” e loro “non l’ho ancora letto ma è un gran classico”), mi farebbe piacere fare due chiacchiere assieme.
Dopo i nostri amici russi e tutta la loro famiglia, ho letto “la lettera“di Maugham. E non l’ho fatto solo per bilanciare in media il numero di pagine dei libri che leggo. Si, questo è breve. Se devo dir la verità, ed evidentemente quanto segue è influenzato dalle troppe pagine di Dostoevskij, nella brevità trovo della virtù. Detto meglio, non che un libro debba essere necessariamente corto ma dovrebbe, a mio avviso, limitarsi a quanto serve. Senza aprire capitoli di parentesi di dubbia necessità su personaggi non fondamentali per la narrazione.
Insomma questa è una storia, da inizio a fine, senza troppi fronzoli ma scritta bene (questo me l’aveva detto Roberto). Credo però che la narrazione offrisse all’autore la possibilità di chiuderla in maniera più speciale.
Insomma, se fossi un tipo che ha passato la mezza età all’anagrafe ma che è moribondo dentro, con i capelli tinti di un dubbio castano dai riflessi rossicci, se fossi convinto che da giovane fossi attraente e destinato alla grandezza per il fatto di sapere qualche lingua morta e ora abbia l’assoluta necessità di far pagare alle future generazioni il mio degrado personale cercando di rovinare quanto di meglio vi sia nella nostra cultura…insomma, facendola breve, se fossi una mia prof media delle superiori, ai genitori di Maugham durante il ricevimento direi: “Willliam Somerset non diventerà mai uno scrittore. Questo ci è chiaro. Eppure, se solo si impegnasse potrebbe tranquillamente arrivare alla sufficienza”.
D’altro, ad essere sinceri, c’è stato poco. E vi pare poco una competizione come quella vista dal divano? Fedor ci farebbe su una parentesi di 70-100 pagine sul mio stato d’animo quando accendo Rai 1 per vedere un Olanda-Brasile.
Sopravviverò.
-1299 giorni